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Cosa resterà della prima cyber-guerra? Il silenzio?

Proprio oggi ho avuto modo di leggere un interessantissimo articolo di Panorama che mio papà mi segnalava da diversi giorni. Si trova a pagina 122 del numero uscito il 21 giugno 2007 nella sezione Approfondimenti e come al solito mi era colpevolmente sfuggito. Fortuna che a casa Salerno abbiamo un posto tutto particolare dove fare la rassegna stampa (il cesso, ndr) e non ci sfugge quasi mai niente di interessate. Ed anche in questo caso è stato così

Per chi non avesse letto la notizia, non volendovi annoiare con un riassunto scolaresco della lettura, tra l’altro abbastanza breve, si tratta di quella che viene definita tra le pagine patinate della rivista la prima cyber-guerra tenutasi nel XXI secolo e avente come protagoniste l’Estonia, una piccola repubblica baltica, e nientemeno che la Russia. Non trattandosi di una guerra convenzionale è un pochino difficile spiegarne le dinamiche e non conoscendo quel poco che c’è da conoscere sulla storia dell’Estonia è ancora più difficile.

La repubblica estone è un piccolo paesino di appena 1 milione e 300 mila abitanti che dal 1991 si è riuscita a scrollare di dosso il giogo sovietico e dal 2004 è entrato a far parte dell’Unione Europea e della Nato. Fin dall’indipendenza si è puntato fortemente sulle nuove tecnologie ed in particolar modo su internet tanto che oggi la rete è di vitale importanza per tutti gli estoni.

Internet SignQualche dato: il 70% delle abitazioni è coperto da una connessione ad internet mentre nelle pubbliche amministrazioni si arriva al 90%. Tanto per rendere l’idea anche il voto, sia per le amministrative che per le politiche, viene espresso con un click dal proprio computer, il denaro contante è praticamente scomparso, i servizi bancari si usano esclusivamente per via telematica senza dover uscire di casa o dall’ufficio, anche l’idraulico è pagato elettronicamente e i parcheggi si saldano utilizzando il cellulare. I vari ministeri e la Presidenza del Consiglio hanno praticamente eliminato la carta stampata, ad ogni seduta del governo i ministri arrivano con il loro PC ed i cittadini sono informati in tempo reale sulle decisioni che prendono ma cosa ancora più interessate è che possono esprimere le loro opinioni in presa diretta.

Bene immaginatevi tutto questo paradiso senza internet. Diventerebbe semplicemente un inferno.

A quanto pare qualche settimana fa lo è diventato e a paralizzare la piccola Estonia sarebbe stata la grande Russia per impedire che alcuni provvedimenti “scomodi” fossero approvati a discapito di quel 25,6% della popolazione di origine russa ancora presenti nel Paese ed arrivati nel secondo dopoguerra per colonizzarlo. La domanda che sorge spontanea è quali sarebbero questi provvedimenti scomodi. Lo spostamento del soldato di bronzo dal centro di Tallinn al cimitero dei soldati sovietici e una recente legge in base alla quale chi non parla estone può essere licenziato più facilmente.

E siccome gli scontri e la devastazione della capitale Tallinn da parte della minoranza russa non sono bastati per piegare gli estoni alla volontà del neonazionalista Vladimir Putin, la Russia ha pensato bene di andarci giù pesante e mettere in ginocchio la repubblica estone colpendola nel suo cuore tecnologico: internet. Con una serie di attacchi di tipo Ddos sono stati colpiti server di banche, di ministeri e dei principali mass media.

Vi lascio immaginare le conseguenze devastanti di questa guerra atipica che possiamo tranquillamente chiamare cyber-guerra. L’Estonia ha chiesto addirittura aiuto alla Nato affinchè si applicasse l’articolo V dell’Allenza atlantica che prevede il soccorso Nato, ma se lo è visto negare in quanto questo tipo di guerra non prevede nessun tipo di soccorso. L’UE da Bruxelles si è messa una mano sulla coscienza e ha mandato tre esperti informatici a cui poi si è aggiunto un guru israeliano della sicurezza informatica.

La cosa che più mi sconvolge però è che nonstate tutto questo nè i mezzi di comunicazione tradizionali nè “la parte abitata della rete italiana” abbiano parlato adeguatamente del fatto nonostante sia paurosamente attuale e potrebbe essere l’antesignano dei conflitti prossimi venturi…

Quindi se vogliamo dire delle verità scomode, diciamole tutte. Tanto più che non credo che il nostro beneamato Ministro degli Esteri o peggio ancora il Presidente del Consiglio dei Ministri fossero stati all’oscuro di tutto, soprattutto adesso che l’Italia siede nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. A maggior ragione mi chiedo: come mai nessuno si è indignato di fronte a tutto questo? E ancora, come mai nessuno ne ha fatto cenno?

7 risposte su “Cosa resterà della prima cyber-guerra? Il silenzio?”

<p>Questa è un ulteriore dimostrazione del fatto che il governo era a conoscenza del fatto ma gli è convenuto mettere a tacere i media perchè del fatto non se ne è praticamente sentito parlare.</p>
<p>Facendo delle ricerche su Google a riguardo non si trova nulla in lingua italiana solo qualcosa in spagnolo ed in americano. Come mai? Forse qualcuno, che quando andava in Russia ai tempi delle guerra fredda e si vendeva informazioni riservate per tornare in Italia con le valige piene di rubli per finanziare il proprio partito ( che inizia con D e finisce con S… ), ha ancora qualche debito di riconoscenza nei confronti dello zar Putin e ha preferito far passare tutto nell’anonimato.</p>

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