Anche se il titolo dell’articolo è stato legato a doppio filo per anni (se non per decenni o secoli) a questioni etico-religiose in ambito cattolico di poco conto e forse lo è ancora, non voglio neanche lontanamente toccare questo argomento e questa sfera in queste poche righe. L’articolo si intitola così semplicemente perchè questo celebre detto popolare si addice particolarmente ad alcune vicende personali (anch’esse di poco conto) che mi sono accadute di recente.
Crediti foto: L’amore sacro e l’amore profano
Nell’ultimo mese e mezzo ho seguito un corso in Università particolarmente interessante per l’elevato contenuto tecnologico che lo ha reso estremamente utile ed attuale (strano ma vero…) su formati molto in voga negli ultimi anni soprattutto in ambito web quali, tanto per citarne uno, l’XML (con DTD, Schema e XSLT annessi e connessi) e alcune sue possibili applicazioni per facilitare lo scambio di informazioni (per lo più in Java con JAX-P e JAX-B) fino ad arrivare nientemeno che alla progettazione e realizzazione di veri e propri Web Services sia SOAP che REST (con furtivi accenni a CORBA) con JAX-WS.
Lo ammetto: mi ha preso particolarmente, anche perchè in concomitanza con un altro interessantissimo corso sull’ottimizzazione dei DBMS di cui parlerò magari un’altra volta, ed è questo uno dei motivi per cui non sono riuscito ad aggiornare più tanto frequentemente queste pagine.
Se sono arrivato a scrivere queste righe è segno che la situazione non è tutta rosa e fiori come sembrebbe. Il perchè non lo so. Mi verrebbe da dire perchè siamo in Italia anche se non sono sicuro che all’estero le cose siano diverse.
Veniamo al nocciolo della questione. Il corso di cui sopra si occupa fondamentalmente di fornire delle conoscenze avanzate nella programmazione in ambienti distribuiti in quanto è il proseguio di un corso di base su questo genere di programmazione che deve prevedere uno stile ed una mentalità da parte del programmatore (o meglio del progettista) nettamente diversa rispetto alla programmazione classica.
Le nozioni da spiegare e da apprendere sono così numerose che una prova d’esame “classica” non sarebbe in grado di valutare se lo studente abbia apprese sufficientemente bene i concetti che sono stati spiegati nel corso. Ecco quindi che anche la modalità di esame è tecnologimanente avanzata: il corso infatti ha un sito/portale tutto suo gestito dal professore e dall’assistente che ogni settimana pubblicano degli Assignments (dei compiti casa si programmazione/progettazione) che gli studenti devono obbligatoriamente fare per superare la prova d’esame. La consegna va effettuata sul portale del corso che effettua in automatico dei test per verificare la correttezza o meno delle soluzione. La scadenza per la consegna degli Assignments non è però settimanale bensì qualche giorno prima della prova d’esame “in aula” che è orale ed è atta in primis ad accertarsi che i programmi degli Assignments siano stati fatti dallo studente ed in secundis a verificare che lo studente non si sia limitato a mettere assieme unpò di codice scopiazzato dai vari manuali ma abbia realmente capito quello che stava facendo anche teoricamente in modo da poter applicare i principi imparati quanto prima in ambito lavorativo.
Piccola importantissima postilla: per sostenere la prova d’esame orale bisogna aver consegnato gli Assignments entro la scadenza stabilita e bisogna che questi abbiamo passato con successo tutti i test effettuati online dal portale (fatto ovviamente in Java e XML, ndr)
Vi starete chiedendo dov’è il problema? Semplice, che dopo aver passato un mese e mezzo a sentir parlare di sicurezza, programmazione robusta, modellazione della soluzione in base al caso peggiore e bla bla bla in prossimità della scadenza della consegna degli Assignments fissata qualche qualche giorno prima dell’esame e quindi subito dopo la fine del corso, il famigerato portale era irraggiungibile.
Adesso mi chiedo: forse costoro (professore ed assistente) non sanno che i corsi al Politecnico di Torino durano 7 settimane (avete capito bene 7 settimane nè un giorno di più nè uno di meno)? Che gli studenti hanno giornate con 8 ore di lezione in media ( con anche giornate di 10 ore di fila senza pausa pranzo 8.30-18.30)? Che tra la fine dei corsi e l’inzio della sessione esami non c’è neanche un giorno di “pausa”? Che tutte le argomentazioni addotte prima avrebbero portato i poveri e frustrati studenti a consegnare l’ultimo Assignment in prossimità della scadenza? Che quindi il portale essendo di importanza vitale per dare la possibilità ad uno studente di superare l’esame andava realizzato modellando il progetto e la realizzazione sul caso peggiore ovvero sui giorni di maggior carico?
Voi mi direte: “Eh ma siamo in Italia, mancano i soldi per l’istruzione e la ricerca è già tanto, anzi troppo, quello che è stato fatto”. Vi rispondo che sborsando quasi 2000 euro all’anno di tasse e con tutti i soldi derivanti dagli spin-off vari interni ad università come il Politecnico è stato fatto, come al solito, il minimo indispensabile.
E’ inutile venire a sindacare poi sul fatto che la mia soluzione non è quella ottimale perchè non implementa il pattern di programmazione XYZ e quindi nella remotissima ipotesi che… forse potrebbe non funzionare non tanto bene quando sei tu per primo che predichi bene e razzoli male…
Una risposta su “Fate come vi dico, non fate come faccio”
Fico il corso che hai seguito, anche gli argomenti trattati sembrano interessanti. Negli USA tutti i corsi funzionano proprio così: bisogna consegnare degli assignments settimanalmente per potere essere promossi e spesso parte del voto è basata su questi “compitini”. Mi dispiace per la tua disavventura, il prof avrebbe dovuto provvedere a ripristinare l’accesso quanto prima o almeno avrebbe dovuto garantire qualche giorno in più agli studenti dato che la colpa è la sua.